Smart Road: l’autostrada sostenibile e intelligente

L’estate è ormai verso la sua conclusione ma nonostante questo rimane comunque la voglia di viaggiare in Italia o all’estero e visto i grandi costi dei mezzi come gli aerei o i treni, un’alternativa molto valida è quella del viaggio in macchina! Certamente questo graverà nuovamente sulla sostenibilità della nostra vacanza ma forse si sta finalmente arrivando ad una soluzione che segnerà la mobilità per i prossimi anni!

Stiamo parlando della Smart Road, letteralmente “strada intelligente” e porterà con sé tante novità in ambito sostenibile, tecnologico e sociale. La cosa che forse più sorprenderà però non è questa ma che la prima al mondo nascerà proprio nel nostro Paese, più precisamente sulla Salerno-Reggio Calabria!

Per chi non lo sapesse o non ha avuto la “fortuna” di calcare le proprie gomme su questo tragitto, è una delle arterie principali del sistema stradale, famoso per i tanti e infiniti lavori che non hanno quasi mai permesso una viabilità comoda ma spesso trafficata e piena di problemi legati anche alla natura geologica del territorio (tanto che proprio per questo solo recentemente è stata promossa ad A2, Autostrada del Mediterraneo precisamente).

Il rinnovato tratto quindi si prepara a sperimentare un’evoluzione epocale grazie all’implementazione della tecnologia smart road. Questa innovativa iniziativa mira a rivoluzionare l’esperienza di guida, migliorando la sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità lungo il tragitto.

Questo implica l’integrazione di una vasta gamma di tecnologie avanzate tra cui:

  • Sensori di ultima generazione saranno disseminati lungo l’autostrada, monitorando costantemente il traffico, le condizioni meteorologiche e lo stato del manto stradale. Questi dati saranno elaborati in tempo reale per fornire informazioni preziose agli automobilisti, consentendo una guida più sicura e prevedibile.
  • Un elemento chiave della smart road sarà la comunicazione veicolare. I veicoli saranno in grado di scambiare informazioni tra di loro e con l’infrastruttura stradale. Questo permetterà di prevenire incidenti attraverso sistemi di frenata automatica d’emergenza e avvertimenti di collisione. Inoltre, le auto potranno adattare la loro velocità in base al flusso del traffico, migliorando così il flusso complessivo e riducendo le congestioni.
  • La sostenibilità sarà al centro della trasformazione. Pannelli solari lungo l’autostrada forniranno energia per alimentare le tecnologie smart e saranno integrati con stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Questo promuoverà l’adozione di veicoli a basse emissioni e contribuirà alla riduzione dell’impatto ambientale.
  • Oltre agli evidenti benefici per i conducenti, la smart road offrirà vantaggi economici e sociali. Una maggiore efficienza nel traffico ridurrà i tempi di percorrenza e i costi operativi per le aziende di trasporto merci. Inoltre, l’accesso a dati dettagliati sul traffico consentirà una migliore pianificazione urbana e infrastrutturale.

In conclusione, la trasformazione dell’autostrada A2 in una smart road rappresenta un passo audace verso il futuro delle infrastrutture stradali. La sinergia tra tecnologie avanzate, comunicazione veicolare e sostenibilità contribuirà a ridefinire l’esperienza di guida e a plasmare in modo positivo il tessuto stesso delle nostre città e delle nostre vite.

Luglio 2023: il mese più caldo di sempre

Recentemente l’Italia ha sofferto ondate di maltempo caratterizzato da grandine, uragani e forti tempeste, devastando intere zone dell’Italia, specialmente nel Nord-Est. Questo fenomeno però non è da prendere in maniera isolata, ma correlata strettamente al caldo estremo di questo periodo, sempre più soffocante. Vi spieghiamo il perché in questo articolo di Atlas.

SIAMO NELLA STORIA

Il mese di luglio è entrato nei libri di storia come uno dei mesi più caldi mai registrati sulla Terra. Mentre il cambiamento climatico continua a suscitare preoccupazione a livello globale, i dati sottolineano che questo mese appena trascorso è stato un altro segnale allarmante dell’aumento delle temperature a livello mondiale.

Infatti, secondo i dati forniti dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato dalla fondazione delle serie storiche delle temperature globali, superando persino i record del 2019 e del 2020, che erano stati già considerati estremamente caldi. Questi dati sono stati confermati anche da altre agenzie meteorologiche internazionali, tra cui l’Agenzia Meteorologica Giapponese (JMA) e il Met Office del Regno Unito.

CAUSE

Il riscaldamento globale, causato principalmente dall’aumento delle emissioni di gas serra a causa delle attività umane, è considerato il principale motore di questi caldi estremi. Il rilascio di CO2, metano e altri gas serra nell’atmosfera crea un effetto serra, intrappolando il calore del sole e causando un aumento delle temperature superficiali del pianeta.

CONSEGUENZE

Torniamo quindi a inizio articolo: i fenomeni meteorologici sono collegati al caldo? Sono due eventi direttamente proporzionali? La risposta è: si, ma quella è solo una faccia del problema.

L’aumento delle temperature globali ha gravi conseguenze per l’ambiente e la biodiversità. Le calotte glaciali e i ghiacciai stanno continuando a sciogliersi a un ritmo preoccupante, causando l’innalzamento del livello del mare e minacciando le aree costiere. Le ondate di calore prolungate hanno effetti negativi sulla salute umana, aumentando il rischio di colpi di calore e problemi respiratori. L’agricoltura e la sicurezza alimentare sono minacciate dalla riduzione delle precipitazioni e dalla maggiore frequenza di eventi climatici estremi, come ondate di calore, uragani intensificati e cambiamenti dei modelli di precipitazione.

Le ondate di calore possono causare problemi economici e sociali significativi. Le attività all’aperto possono essere compromesse, e i settori dell’agricoltura, del turismo e dell’energia possono subire danni significativi. Le ondate di calore prolungate possono anche aumentare la domanda di energia elettrica per il raffreddamento delle abitazioni, portando a picchi di consumo elettrico e potenziali black-out. Un circolo vizioso che ci porta inevitabilmente al peggio, perché quello ancora non è arrivato.

QUINDI?

Il caldo record di luglio è un altro segnale allarmante del cambiamento climatico in corso, a cui ci stiamo pericolosamente abituando. Si deve mettere in luce a partire dalle istituzioni la necessità di agire con urgenza per mitigare gli effetti del riscaldamento globale. La cooperazione internazionale, l’adozione di energie pulite e sostenibili e la promozione di pratiche sostenibili sono fondamentali per proteggere il nostro pianeta e le generazioni future da eventi climatici sempre più estremi. Solo attraverso un impegno congiunto possiamo sperare di mantenere sotto controllo il cambiamento climatico e proteggere il nostro fragile ecosistema.

Sole e benessere: tutti i benefici del caldo!

Temperature alle stelle, umidita’, caldo torrido, sudorazione: sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono la stagione estiva, che ha preso ormai una direzione sempre piu’ drastica che portera’ a livelli mai visti fino ad ora. Ma non vogliamo parlarvi di questo oggi.

Infatti, mentre molti di noi tendono a cercare riparo o a desiderare temperature più fresche, è molto importante ricordare che il calore generato dal Sole può offrire una serie di benefici per la nostra salute e il nostro benessere. In questo articolo, esploreremo i vantaggi e come possiamo sfruttarli in modo positivo per migliorare la nostra vita.

  1. Vitamina D dall’esposizione al sole: Una delle principali fonti di vitamina D è l’esposizione al sole. Durante i mesi estivi, quando le temperature sono più alte, è più probabile che trascorriamo del tempo all’aperto. Questo ci consente di beneficiare dell’effetto positivo del sole sulla nostra pelle, che sintetizza la vitamina D. La vitamina D è essenziale per la salute delle ossa, il sistema immunitario e il benessere generale.
  2. Miglior umore e benessere mentale: Il caldo può influire positivamente sul nostro umore e benessere mentale. I raggi solari stimolano la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore noto come “ormone della felicità”. L’aumento dei livelli di serotonina può portare a una sensazione di benessere generale, migliorare l’umore e ridurre lo stress e l’ansia.
  3. Detossificazione attraverso la sudorazione: Quando fa caldo, tendiamo a sudare di più. La sudorazione è un processo naturale che aiuta il nostro corpo a liberarsi delle tossine e dei rifiuti accumulati. Attraverso la sudorazione, la pelle svolge un ruolo importante nella detossificazione, favorendo la pulizia dei pori e promuovendo una pelle più sana.
  4. Maggiori opportunità per l’attività fisica: Con il bel tempo e le giornate più lunghe, il caldo ci offre maggiori opportunità per svolgere attività fisica all’aperto. Camminare, fare jogging, nuotare o praticare sport all’aria aperta sono solo alcune delle opzioni disponibili. L’esercizio fisico regolare non solo migliora la nostra forma fisica, ma favorisce anche la circolazione sanguigna, rafforza il sistema immunitario e ci aiuta a mantenere il peso ideale.
  5. Relax e connessione con la natura: Il caldo ci invita a trascorrere più tempo all’aperto, consentendoci di connetterci con la natura e godere dei suoi benefici. Passeggiare in un parco, rilassarsi in spiaggia o semplicemente sedersi all’ombra di un albero possono contribuire a ridurre lo stress, ristabilire l’equilibrio interiore e migliorare il nostro benessere complessivo.

Nonostante possiamo desiderare un po’ di fresco durante le giornate calde, è importante riconoscere i numerosi benefici che il caldo può offrire al nostro corpo e alla nostra mente, senza dimenticare ovviamente di farlo in maniera consapevole e con le adeguate protezioni!

Parliamo del Burnout

La vita quotidiana di ognuno di noi è composta di compiti, routine, lavoro, ormai tutto questo ci permea fin da piccoli.

Una vita quindi fatta di successi, come il bel voto a scuola o la promozione in una posizione ancora più desiderata per la propria carriera. In tanti vedono stimolante questo tipo di strada, che ci coinvolge a pieno con il resto del gruppo, ci stimola a dare il meglio per noi o gli altri. In altri casi però può essere alienante e sfocia nella frustrazione, scoraggiandoci e cadendo spesso poi nella depressione.

Quest’ultimo ha una definizione precisa, ossia “burnout” e oggi vedremo nel dettaglio di cosa si tratta, assieme alle cause, studi, rimedi.

Cos’è: definizione e cause

Il burnout (letteralmente “esaurimento”) è quindi la sindrome che ha come caratteristica quella condizione della mente dove si supera un limite di sopportazione al lavoro, ma anche nello sport o comunque alla vita, in cui la persona non riesce più a gestire i ritmi di un compito, fino al vero e proprio esaurimento appunto.

Le cause possono variare in base al soggetto ma sicuramente possiamo trovare:

  • Stress: dovuto a carichi eccessivi del lavoro oppure un ambiente ostile
  • Insoddisfazione: lavoro non retribuito adeguatamente ad esempio, compiti non inerenti alle proprie mansioni.
  • Frustrazione: mancato successo per determinati compiti oppure sentirsi non all’altezza di quegli stessi compiti.
  • Alienazione: un lavoro monotono, ripetitivo, che non porta miglioramenti di competenze o ad una crescita professionale.

Come possiamo vedere spesso è il lavoro il luogo principale dove porta la sindrome del Burnout ma vedremo meglio dagli studi quali sono i posti principali della nostra vita a far sfociare questa condizione mentale.

Ambiti a rischio

Sicuramente lo stress gioca un ruolo importante e spesso vuole che si presenti in ambiti di grande importanza come quello ospedaliero, dove ogni minuto conta, assieme alla grande meticolosità del mestiere medico o infermieristico.

Come detto ad inizio articolo però, la tensione o l’insoddisfazione purtroppo sono aspetti che possiamo trovare anche in ambiti lavorativi o quotidiani, che ci portano nei casi più gravi alla depressione, una conseguenza da non sottovalutare e da affrontare con il proprio psicologo.

Studi in merito

Ci sono dati a supporto di tutto questo chiaramente e che giustificano anche l’importanza di non sottovalutare questo ostacolo.

Pensate che secondo uno studio condotto da Deloitte, oltre il 77% degli intervistati ha almeno uno volta nella vita avuto un burnout sul luogo di lavoro; oppure il 27% non riesce a “staccare la spina”, rendendo di fatto il lavoro l’unica ragione di vita.

Inevitabile poi come questa condizione influisca negativamente sugli altri aspetti della vita: il 91% degli intervistati, infatti, afferma che lo stress si ripercuote direttamente sul lavoro e l’83% afferma che la condizione di esaurimento si ripercuote su relazioni sociali, affettive e famigliari.

A livello anagrafico è interessante vedere che le fasce più colpite e consapevoli siano quelle più giovani: Millennials (45%) e GenZ (46%) dove si dichiarano esauriti dall’ambiente lavorativo.

Ma quello che più preoccupa è l’indifferenza: il 56% dei lavoratori dichiara che il reparto HR non incoraggia mai un dialogo costruttivo in merito, mentre il 70% afferma di non vedere nessuna misura per prevenire il burnout.

Il risultato finale e devastante è questo: secondo i dati AXA Mind Health Report 2023 l’Italia è ULTIMA in Europa per benessere mentale.

Come agire davanti a tutto questo?

Sicuramente la prevenzione e il dialogo aprono al meglio le strade per evitare che si presentino situazioni drammatiche legate al lavoro o alla nostra vita quotidiana, parlandone con esperti e persone a noi care.

Il datore è inutile anche sottolinearlo deve dare al lavoratore le migliori condizioni per far lavorare al meglio il proprio dipendente, fornendo la possibilità di crescere ma anche fermarsi, perché ricordiamo anche che le pause ogni ora di lavoro ci aiutano a rilassare le nostre forze mentali, diluendo lo stress accumulato.

La situazione sullo SMOG nella Pianura Padana

Nato dai termini inglesi “smoke” e “fog”, con “smog” si intende quel fenomeno urbano che prevede il rilascio massiccio di particelle inquinanti nell’aria, mettendo a forte rischio la salute del cittadino. Un argomento che viene spesso citato all’ordine del giorno dai notiziari ma con l’aggravante di essere ormai passato in sordina, stagnando nell’indifferenza.

Sarà nostro piacere ricordare di cosa si tratta, i pericoli, come migliorare e perché la Pianura Padana è diventata la zona più inquinata dallo smog in Europa.

COS’È

Oltre alla definizione citata poco fa, possiamo dire da cosa deriva o i fattori scatenanti: veicoli a motore come auto, moto, mezzi pubblici ma anche il riscaldamento domestico, oltre agli eventi atmosferici.

Tutti questi, generano il Particulate Matter, ossia il particolato o polvere sottile, generalmente indicato con PM, che ha una dimensione solitamente tra i 10 e 2,5 micron. Più è piccolo e più è in grado di entrare in profondità nei nostri polmoni, semplice no?

QUALI SONO I PERICOLI

Prendendo dal sito ufficiale dell’Istituto Superiore della Sanità: l’esposizione prolungata nel tempo anche a bassi livelli di PM10 e PM2,5 è associata all’aumento di disturbi respiratori come tosse e catarro, asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria e bronchite cronica insieme ad effetti sul sistema cardiovascolare. Non poca roba diciamo, specialmente se si considera il tempo prolungato a cui siamo sottoposti a questa qualità dell’aria.

SIAMO PRIMI: LA PIANURA PADANA NE HA PIÙ DI TUTTI IN EUROPA!

Esatto, come possiamo leggere dall’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’ambiente (EEA), nonostante i miglioramenti, i livelli di PM10 e PM2,5 sono ancora preoccupanti e ci portano tuttora ad avere in casa la regione più inquinata d’Europa.

Il perché è presto detto: il Nord Italia è fortemente industrializzato, ha una forte concentrazione di città urbane importanti tra le quali Milano, Torino, Padova, Venezia.

Una situazione che può sembrare in realtà analoga ad altre zone europee e in effetti è così ma ad aggiungersi c’è anche la conformazione territoriale che la rende unica. Troviamo infatti le Alpi e gli Apennini che sigillano la pianura, rendendo il ciclo dell’aria più lento e con una stabilità atmosferica maggiore, di conseguenza il ricircolo dell’aria è ostacolato maggiormente.

La classifica ad oggi delle città con più di 50 mila abitanti in Italia è la seguente:

1. Cremona
2. Padova
3. Vicenza
4. Venezia
5. Brescia
6. Piacenza
7. Bergamo
8. Alessandria
9. Asti
10. Verona

Milano è dodicesima, mentre Torino è quattordicesima. Se considerassimo le città europee, solo due città polacche e una croata avrebbero concentrazioni di PM2,5 maggiori di Cremona.

COSA POSSIAMO FARE

  • ridurre l’utilizzo dei veicoli a motore: se possiamo prendere una bici per arrivare a lavoro, usiamola. Se possiamo fare due passi per andare a fare delle commissioni, facciamoli.
  • Utilizzo dei mezzi pubblici: autobus, monopattini, metro. Tutti strumenti che ad oggi vengono forniti per aiutare il cittadino ad evitare la macchina o altri mezzi inquinanti in circolazione.

Ponte sullo Stretto: un’opera sostenibile?

Dagli anni ’60 in Italia si parla di un’opera eccezionale in grado di collegare la Calabria e la Sicilia con uno dei collegamenti piu’ grandi di sempre: il ponte sullo Stretto di Messina.

Recentemente è stato rievocato il progetto, già vittima in passato di proposte, rimandi e controversie, destinandolo al dimenticatoio delle tante opere proposte durante la Repubblica italiana.

Noi non affronteremo di certo le questioni politiche, non vogliamo addentrarci in modo critico ma piuttosto vogliamo capire se un’opera di questa grandezza oltre a portare lavoro o rendere il nostro paese famoso per una nuova opera ingegneristica, possa invece portare o meno benefici ecologici, sostenibili.

Un’opera sostenibile?

Doveroso partire da una premessa: attualmente una considerazione precisa non è fattibile, per il semplice fatto che c’è solo un progetto che verrà successivamente valutato dalla VIA (Valutazione Impatto Ambientale) che ha come scopo quello di analizzare preventivamente gli impatti sulla natura dell’opera che verrà costruita.

Nel 2021, Legambiente, Wwf e Kyoto Club hanno espresso contrarietà al progetto del ponte, definendolo – tra le altre cose – dannoso per l’ambiente. Il parere faceva parte del commento alla relazione del gruppo di lavoro istituito nel 2020 dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile allo scopo, appunto, di analizzare la fattibilità dell’opera e le possibili alternative. Oltre a definire tale relazione carente e «irricevibile», le tre associazioni si erano schierate a favore del miglioramento e del potenziamento dei servizi di traghettamento esistenti e, in generale, del sistema infrastrutturale e logistico della zona. 

In seguito alla recente approvazione del decreto Ponte, il Wwf si è espresso nuovamente sulla questione ribadendo che si tratta di «un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali». L’associazione FareAmbiente, invece, è di parere diverso: il suo presidente Vincenzo Pepe ha dichiarato in un’intervista che il ponte «ridurrebbe drasticamente le emissioni di CO2».

L’impatto sulla biodiversità

Molte preoccupazioni ambientaliste legate alla realizzazione del ponte sullo Stretto sono dovute alla delicatezza dell’area dal punto di vista naturalistico. Qui ci sono, infatti, due Zone di Protezione Speciale e undici Zone Speciali di Conservazione, ossia aree caratterizzate da ecosistemi fragili, con un’elevata concentrazione di biodiversità o importanti per il transito di mammiferi marini e avifauna.

Nel 2005, tra l’altro, l’Unione europea aveva annunciato l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché lo studio sull’impatto ambientale del ponte non era stato effettuato correttamente, mancando in particolare misure idonee per la salvaguardia degli uccelli. 

E la CO2?

Anche in questo caso non e’ possibile dare una risposta immediata, per il progetto ancora in fase di definizione e in secondo luogo perché i dati a disposizione sono limitati ed eterogenei. In ogni caso c’è comunque il tema della decarbonizzazione dei trasporti e quindi vale la pena porsi delle domande in merito alle emissioni.

Secondo uno studio, i traghetti rappresentano circa il tre per cento di tutte le imbarcazioni che toccano i porti dell’Area Economica Europea, ma nel 2018 sono stati responsabili del dieci per cento delle emissioni di CO2 di tutte le navi prese in esame. I fattori che determinano queste emissioni sono variabili: giocano un ruolo determinante le dimensioni e l’età dell’imbarcazione, il sistema di propulsione e altre caratteristiche come numero di veicoli, cabine e servizi per i passeggeri. 

Tra le soluzioni più accreditate per la realizzazione dell’opera, infatti, c’è il ponte sospeso a campata unica di tre chilometri, che però andrebbe posizionato nel punto meno esteso dello stretto, abbastanza lontano sia da Reggio Calabria che da Messina: i tempi di percorrenza a quel punto non sarebbero competitivi con la più breve traversata in traghetto (circa trenta minuti). Inoltre, il ponte così realizzato non sarebbe presumibilmente utilizzabile nelle giornate di forte vento, perché molto flessibile. Il trasporto navale, dunque, in qualche misura dovrebbe rimanere. 

Considerazioni finali

Dunque le domande a cui dare una risposta certa sono tante, le potenzialità sicuramente darebbero un nuovo slancio urbano al Sud grazie ad una delle opere piu imponenti e affascinanti. Resta quindi da vedere come procederanno le istituzioni per valutare al meglio la corretta scelta, confermando il ponte o rimandandolo, nuovamente.

BeReal: Il nuovo social network che punta sulla verità e la trasparenza

In questi anni, ormai quasi venti, i social hanno avuto una popolarità senza storia, complici del fatto e caratteristica in grado di rendere tutti senza distinzione un canale o meglio un media.

La condivisione è la parola d’ordine: i propri pensieri, umori, esperienze in qualsiasi momento.

Un mezzo così potente da creare anche nuovi lavori per aziende e privati (influencer) dove in una piazza gigante puoi urlare il tuo messaggio o meglio ancora vendere un prodotto e servizio.

Sembrerebbe tutto meraviglioso ma anche in questo caso abbiamo alcuni importanti stonature che sfidano anche se vogliamo la moralità di ciascuno di noi.

Fake news, appropriazione di contenuti, condivisione di materiale oltre il limite della decenza (senza chiaramente alcun permesso dei diretti interessati) o ancora più importante la costante necessità di usare i social come filtri della propria vita per dare semplicemente idea o sensazione di essere nel pieno della felicità.

In questo contesto nasce BeReal, il social che propone un’alternativa al solito utilizzo dei social, riducendone al minimo le caratteristiche o se vogliamo le utilità (via storie, via post, filtri ecc.).

La caratteristica unica è la trasparenza dei contenuti: ogni giorno e ad un’ora casuale ti verrà chiesto di postare una foto fronte e retro entro un limite di tempo, così da non dare alcuna possibilità di montare o filtrare i tuoi momenti privati ma farti vedere chi sei e cosa fai davvero in quell’esatto momento. Ma non solo, il social non ti permette di vedere i post degli altri a meno anche tu non abbia fatto lo stesso!

Per garantire questa autenticità vengono usate tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e blockchain, sistemi ad oggi rivoluzionari per i social che ormai di fatto stanno entrando in questo mondo virtuale (come il Metaverso).

Oltre alla verità e alla trasparenza, BeReal promuove anche l’inclusione e la diversità, incoraggiando gli utenti a condividere esperienze e punti di vista diversi. La piattaforma è pensata per creare un ambiente amichevole e inclusivo, indipendentemente dalle convinzioni personali, identità o background.

BeReal promette di proteggere i dati personali degli utenti in modo rigoroso, garantendo che non vengano utilizzati per fini commerciali o per la creazione di profili pubblicitari. Inoltre, gli utenti hanno il pieno controllo sui propri dati personali e su come vengono utilizzati sulla piattaforma.

In conclusione, BeReal rappresenta una nuova frontiera nel mondo dei social network, che punta a creare un ambiente virtuale dove la verità e la trasparenza sono al centro della conversazione, e dove gli utenti sono incentivati a condividere esperienze autentiche e a esprimersi liberamente.

Il ruolo sociale dello Sport

Un pubblico enorme, idoli, un giorno alla settimana completamente dedicato dove il paese si ferma a guardare. Non stiamo parlando di religione, o almeno non solo quello, ma dello sport.

In questo articolo guarderemo dall’alto quello che è il ruolo sociale di quest’ultimo: come influenza le nostre vite? Religione e Sport sono così diversi e se no, cosa li accomuna?

Non parliamo solo di religione o come il pubblico viene fortemente influenzato, partiamo dal campo di gioco.

Per garantire la miglior riuscita di una partita infatti esistono regole che non solo aiutano a dare una forte mano alla competitività e al divertimento, ma insegnano valori positivi come il rispetto reciproco tra gli avversari, il fair-play, l’uguaglianza, il mix tra culture e nazionalità.

Quindi nel terreno di gioco si è visto un campo fertile per chiaramente lasciare spazio alle regole ma anche per trasmettere sensazioni che raramente possiamo vedere nella vita di ogni giorno dove le regole esistono certamente ma la convivenza spesso è lasciata al buon senso o a diversi altri fattori come l’educazione ricevuta, ideali e potremmo continuare.

Lo sport, quindi, ha anche un effetto di “livellatore” potremmo dire, dal momento che i valori citati prima vengono pienamente rispettati e questo fa riflettere per due motivi:

  • Dove saremmo oggi senza lo sport? La nostra società ne risentirebbe tantissimo in quanto non avrebbe sfoghi per il divertimento e il rispetto, sembrerebbe almeno.
  • Perché è solo grazie a questo che riusciamo a fare della nostra comunità un qualcosa di sereno (ad eccezione di certi episodi), conviviale, uguale per tutti?

Un esempio lampante, ad esempio, era quello della Prima guerra mondiale dove soldati tedeschi e inglesi in occasione del Natale, hanno volontariamente fermato il conflitto per godersi l’unico momento per stare insieme gli uni con gli altri e giocare a calcio.

Un effetto incredibile per quanto mi riguarda quello dello sport che ha su ognuno di noi: ci si diverte, ci si arrabbia, si compete, si cresce ma soprattutto si crede.

Si crede nella propria squadra, atleta, e spesso influenza il nostro umore durante le settimane.

Non solo passione però, parliamo del ruolo sociale anche per quanto riguarda la salute.

Lo sport migliore la nostra condizione fisica, mentale, aiuta a sfogarsi e liberarci dai nostri pensieri negativi.

Anche in questo caso spesso non ci rendiamo conto, ci passa sotto gli occhi ma il ruolo cruciale che riveste l’attività sportiva o competitiva è noto a pochi, come se ci avesse sedato con la sua bellezza, che può risiedere nella semplicità o complessità.

Al momento, quindi, ricopre due ruoli nella nostra società: coesione sociale (con il divertimento e la comprensione interculturale) e salute.

Ma come detto all’inizio, un ruolo determinante e ancora più incredibile è quello rituale: lo sport incarna valori potenti e ben radicati, capaci di riunire persone attorno a degli idoli e provare un amore privo di giudizio o talmente potente da renderlo inossidabile (se la squadra perde o vince la si sostiene sempre ad esempio. Comprende però anche i lati negativi di questo aspetto: un fanatismo sfegatato condito da violenza, fazioni.

Una delle contraddizioni più assurde al giorno d’oggi che ricordano moltissimo la relazione tra religioni nel mondo, dove una dovrebbe essere meglio dell’altra, regole di gruppo assurde, squadrismo e tragedie.

Senza tutto questo però l’umano come condizione a mio parere cessa di essere tale. Fin dall’antichità, infatti, ci siamo circondati di queste regole e valori, vogliamo tutto questo.

L’essere umano quindi è cattivo? Si, può essere, ha la volontà di cambiare ma a volte è talmente immerso nel calderone dei propri ideali da dimenticarsi di essere parte di una specie “sociale” come diceva Aristotele, cadendo nella bestialità più becera e ingenua.

La sua importanza comunque risiede anche a livello economico: i giocatori al giorno d’oggi valgono milioni di euro, vengono costruiti stadi sempre più incredibili e fuori dall’immaginazione, vengono creati quindi nuovi posti di lavoro.

Un ruolo quindi non da poco che possiamo quindi riassumere in diverse chiavi:

  • Lo sport è una fonte di integrazione
  • Lo sport è quanto più simile ad una religione spesso, con i pregi e difetti che la caratterizzano
  • Lo sport è sviluppo e lavoro.

SUPERBONUS: le difficoltà fino ad oggi incontrate per i general contractor e il caso Energy Italy

Il decreto Rilancio del 2020 con il Superbonus 110 ha dato un forte sprint all’economia della riqualificazione energetica in Italia, fondamentale per diversi motivi.

Come ben sapete infatti nel 2020 il coronavirus ha messo in ginocchio tantissime strutture aziendali, ospedaliere e famiglie intere, necessitando quindi di una contromossa decisa e importante per sostenere il colpo. Inoltre, tra le altre cose, a livello urbanistico il territorio italiano era compromesso da una grande quantità di strutture abitative oramai decadenti o che comunque non venivano assolutamente incontro alle esigenze energetiche di allora (in realtà rimangono necessità anche oggi, anzi forse maggiormente vista la situazione in Est Europa).

In pratica diventa territorio ideale per lanciare il decreto che dovrebbe dare una nuova verve per garantire lavoro, interesse e soprattutto guardare al futuro concretamente assieme ad aziende, imprese edili, lavoratori del settore in piena attività per rinnovare le case esistenti e sfruttare al meglio le tecnologie delle rinnovabili.

Tutto molto accattivante sulla carta, ma purtroppo non sempre e oro ciò che luccica.

Nascono infatti tanti problemi legati in primis alle condizioni in cui riversano buona parte delle abitazioni. Se contiamo infatti gli abusi edilizi in Italia siamo al 13% ma per poter abbassare questa percentuale devono essere fatte delle demolizioni su cui poi costruire nuovamente, comportando dei costi in più. Quanto? Secondo lo studio riportato da SkyTg24 ogni demolizione comporta una somma da versare pari a 109 mila euro. Per quanto concerne invece la demolizione degli abusi, la stima minima degli edifici da abbattere è intorno ai 40mila, per un costo unitario di 100mila euro. La spesa totale minima è dunque intorno ai 4 miliardi di euro. Un numero enorme di abitazioni dei cittadini, che sicuramente avranno voluto approfittare giustamente del Superbonus 110% e dei suoi vantaggi ma che lungo la strada della riqualificazione energetica avranno trovato non pochi intoppi. Senza contare il fattore burocratico italiano, non proprio famoso per essere il più celere e oliato dell’Unione Europea.

Tutte facce del dado che purtroppo rendono una bella iniziativa in realtà una fatica in più per il cliente e chiaramente favoriscono la delusione una volta intrapresa la pratica per il SB110%.

Ma le aziende? Sicuramente anche loro non hanno incontrato poche difficoltà, sia per il cliente poco soddisfatto e convinto di poter riqualificare completamente casa sua con qualche migliaio di euro sia per le costanti e frequenti modifiche al decreto, che hanno ritardato spesso i lavori o dovuto cambiare le precedenze dei clienti (ad esempio uno delle modifiche imponeva delle nuove scadenze entro cui chi aveva la villa da riqualificare avrebbe dovuto concludere almeno il 30% dei lavori entro giugno 2021, mettendo quindi improvvisamente urgenza alle aziende).

Ma andiamo con ordine, chi sono le aziende protagoniste degli ultimi anni, soprattutto da quando esiste il Superbonus? Sono i General Contractor, ovvero compagnie in grado di fornire al cliente in un unico posto tutte le figure professionali in grado di portare avanti il cantiere, dal consulente all’ingegnere. Inoltre, l’azienda, nel caso del SB, potrà far firmare il contratto al cliente con la possibilità dello sconto in fattura in relazione ai costi che il General Contractor fatturerà per la realizzazione di interventi specifici oggetto di agevolazione.

Sostanzialmente ci si rivolge al General Contractor per avere una soluzione cosiddetta “chiavi in mano”.

Ma appunto come accennato poco fa, i problemi anche in questo caso non sono assolutamente inferiori, perché a causa delle numerose variazioni al decreto (21 correttivi in 30 mesi) ci sono stati rallentamenti importanti, senza contare che insieme a questo vi è anche una scarsità di materia prima, ritardando anche l’arrivo di infissi o cappotti per l’isolamento termico per esempio.

Nonostante tutto questo (tanta insoddisfazione, aziende nuovamente in ginocchio perché giustamente si sono fatte affidamento ad un sistema dello Stato), ci sono comunque realtà che tuttora stanno contribuendo a portare avanti i lavori presi in carico, usando anche le proprie casse per velocizzare quanto più possibile il percorso di ciascun cantiere.

Stiamo parlando di Energy Italy, General Contractor e azienda leader del settore della riqualificazione energetica, che ha inoltre espresso un parere in merito tramite il suo rappresentante d’eccellenza, il Presidente della Energy Holding Benedetto Roberto Ingoglia, in una recente intervista in merito ai problemi legati al Superbonus:

“È fondamentale che la politica metta da parte gli interessi di partito e trovi le soluzioni per far ripartire le cessioni del credito. Perché il Superbonus è un circuito che oltre a dare lavoro a tante persone, oltre a garantire un risparmio energetico alle famiglie, genera un ritorno per lo Stato pari al 47% della spesa in nuove tasse e Iva.”

Le difficoltà non sono certo mancate all’interno della azienda di Ingoglia ma hanno potuto affrontarle di petto grazie alla forza del loro gruppo e alla rete di imprese dislocata su tutto il territorio nazionale e che nonostante i numerosi cambiamenti normativi e alla carenza di materie prime è riuscita a portare a termine 129 cantieri e che ne ha in fase di realizzazione oltre 500, accontentando così più di 700 famiglie.

Concludendo quindi l’articolo in merito al Superbonus e chiudendo il cerchio con quanto detto all’inizio, quella del decreto Rilancio è sicuramente una splendida iniziativa che si scontra purtroppo con la realtà e tutte le sue sfaccettature. I clienti devono resistere così come per le aziende che purtroppo sono le prime che vengono additate come colpevoli di tutto ciò ma continuano a rispondere con i fatti a tutti.

Inquinamento atmosferico – di che si tratta, pericoli e situazione in Italia

Tra le diverse minacce potenziali e attuali, abbiamo quella dell’inquinamento dell’aria che ormai influenza la nostra quotidianità costantemente in maniera negativa.

Quando parliamo del tema però ovviamente c’è un mare magnum di terminologie e fenomeni associati, vediamo nel dettaglio che cosa si intende con inquinamento dell’aria.

CHE COS’È L’INQUINAMENTO DELL’ARIA?

Tecnicamente quando si parla di inquinamento dell’aria, la terminologia corretta sarebbe inquinamento atmosferico, e si intende per indicare la presenza di sostanze nell’aria, nello stato gassoso, vapori, nebbie o pulviscoli, che possano avere effettivi nocivi per gli esseri viventi o dannose per i materiali (fonte: Treccani).

Possiamo dunque dedurre già da questa definizione che non viene inteso tradizionalmente come solo come contaminazione di gas derivato dalla combustione, ma di sostanze differenti e spesso anche ancora più nocive. Ci sono intanto due categorie a proposito: l’inquinamento da sostanze naturali e sostanze umane.

Emanazioni vulcaniche, radioattive, gas putrefattivi da terreni paludosi, polveri sollevate dal vento, pollini e spore fungine appartengono alla prima categoria citata; lo smog derivato da combustione fossile, le scorie gassose industriali appartengono invece alla categoria dell’azione negativa dell’uomo sull’aria.

La data o il periodo preciso in cui l’uomo ha cominciato a diffondere nell’aria sostanze nocive non è chiaro: dal XIII secolo viene introdotto il carbon fossile e si verificarono inconvenienti dovuti alla presenza della combustione incompleta del carbone ma in realtà il vero punto di non-ritorno avviene con la rivoluzione industriale, momento cruciale in cui progressivamente sono aumentate le emissioni dei gas tossici nell’atmosfera.

INCIDENTI STORICI

Solo recentemente l’inquinamento atmosferico sta ottenendo la giusta attenzione legislativa, ovviamente sempre a seguito di gravi incidenti che hanno caratterizzato la drasticamente vita sociale e l’ecosistema di una determinata area geografica.

Alcuni tra i più famosi e disastrosi sono l’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl, il Grande Smog della Londra del 1952 (12 mila morti) dove il diossido di azoto intossicò la popolazione della città, oppure il più grande di sempre, con più di 21 mila vittime e 500 mila intossicati, il disastro di Bhopal in India dell’ ’84 dove la allora nota industria multinazionale di pesticidi subì una perdita di Isocianato di metile senza precedenti a causa della scarsa manutenzione e condizioni di lavoro disumane. Come detto, questi incidenti non solo sono un danno permanente nella mente delle persone ma anche per l’ambiente: basti pensare che ora nella zona indiana dove è capitato l’ultimo evento elencato, l’ex stabilimento non è stato bonificato e continua ad inquinare le zone circostanti.

QUALI SONO AD OGGI I PERICOLI LEGATI ALL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO?

La diretta correlazione tra inquinamento atmosferico e salute non è ancora ben chiarita, ma è certo invece come influenzi le condizioni polmonari con l’infiammazione bronchiale l’azione irritativa sulle prime vie respiratorie. C’è ancora oggi la discussione se questi elementi nell’aria siano fattori scatenanti dei cancri polmonari.

Il problema sicuramente è anche il fattore meteorologico, dove i venti sicuramente contribuiscono alla diffusione di certi elementi nocivi o peggio ancora miscelarli tra loro, creando un nuovo pulviscolo atmosferico (noto anche come PM10 o PM 2,5, a seconda del diametro misurato in micron) in grado di essere ancora più determinante per l’effetto nocivo sulla salute.

Oppure ancora, sempre sul fattore meteorologico esiste il cosiddetto effetto di d’inversione termica, caratterizzato dalla permanenza in contatto del suolo di masse d’aria più fredda di quella degli strati sovrastanti, provocando la sospensione dei moti convettivi e quindi l’accumulo nell’aria degli inquinanti.

SOLUZIONI? LIMITATE

Il perché è presto detto, ovvero che le cause di questo fenomeno ormai onnipresente sono diverse sia nella quantità che nella natura.

Ma qualcosa si può fare, ad esempio regolazione, manutenzione e buona conduzione degli impianti delle combustioni nonché impiego di combustibili di buona qualità. Un altro metodo per contrastare l’eccessiva produzione di inquinamento atmosferico può essere la rivisitazione della gestione del traffico urbano con soluzioni cittadine in grado di adattarsi al movimento odierno, velocizzandolo.

E IN ITALIA?

Nell’ultimo rapporto annuale World Air Quality Report di IQAir, che stima i livelli di inquinamento dell’aria in tutto il mondo, l’Italia si posiziona tra le 100 nazioni per qualità dell’aria (67sima per essere precisi). Ricordiamo inoltre che questa classifica si basa sullo studio delle nazioni e della diffusione del PM2.5 (pulviscolo con dimensione uguale o inferiore a 2,5 micron).

Un dato poco rassicurante che purtroppo ci vede tra i protagonisti di un panorama sempre più saturo di un elemento pervasivo come l’aria, che inevitabilmente condiziona le nostre vite.