«A cosa ci serve aver sviluppato una scienza in grado di fare previsioni se tutto quello che siamo disposti a fare è restare fermi e aspettare che quelle
previsioni si realizzino?»
Questa è la frase pronunciata dal ricercatore statunitense Frank Sherwood Rowland che nel 1972 durante una conferenza sull’utilizzo dei CFC (clorofluorocarburi) li definì dannosi per l’ozono. Rowland scoprì che questi gas venivano trasportati nella stratosfera e a queste elevate altitudini la luce solare poteva scomporre i CFC liberando nella stratosfera un elemento capace di distruggere lo strato di ozono che protegge la terra dalle radiazioni più intense e più pericolose tra quelle emanate dal sole.
La scoperta non venne accolta con entusiasmo a causa degli interessi economici mondiali che giravano intorno ai CFC, impiegati come refrigerante, solvente e come propellente nelle bombolette
spray; molto apprezzati perché non erano infiammabili ed erano molto meno tossici delle sostanze utilizzate in precedenza. Come in tutte le società che meno si rispettano, Rowland non solo non venne ascoltato ma fu addirittura accusato di far parte del KGB e la sua scoperta venne ridicolizzata.
Quanto accaduto, fortunatamente, non fermò gli studi del ricercatore che nel 1995 venne insignito del Premio Nobel per la chimica.
Di seguito una breve cronostoria del buco dell’ozono, dalla sua scoperta avvenuta il 16 maggio 1985 fino alla chiusura dello scorso 28 dicembre
2020, dopo aver raggiungo la dimensione record nel settembre dello stesso anno.
1972
Frank Sherwood Rowland durante una conferenza sui CFC, li definisce dannosi per l’ozono presente nella stratosfera.
1976
Stati Uniti, Canada, Norvegia, Svezia e Danimarca iniziano ad approvare regolamenti che limitano l’utilizzo di CFC.
1978
Gli Stati Uniti vietano completamente le bombolette spray che contenevano CFC.
1985
Il 16 maggio la rivista scientifica Nature pubblica l’articolo del fisico Joe Farman che insieme alla sua équipe scopre un buco nella fascia dell’ozono
a 22 chilometri di altezza sopra i ghiacci dell’Antartide. Le temperature rigide della zona creano l’ambiente ideale per le reazioni chimiche che
portano alla dissoluzione dell’ozono. Farman e la sua squadra scoprono che nel periodo che va da agosto a dicembre lo strato di ozono si riduce del 70% formando un buco grande quanto un piccolo continente.
1987
Il 16 settembre viene firmato il protocollo di Montréal volto a ridurre la produzione e l’uso di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono, in particolare i gas CFC.
1989
Il 1° gennaio entra in vigore il protocollo di Montréal che verrà sottoposto a revisioni nel 1990 a Londra, 1992 a Copenaghen, 1995 a Vienna, 1997 a Montréal e 1999 a Pechino. Assistiamo a quello che lo stesso ex segretario
dell’ONU Kofi Annan definisce un esempio di eccezionale cooperazione internazionale, probabilmente l’accordo di maggior successo tra nazioni.
2020
Il 20 settembre il buco dell’ozono raggiunge una dimensione di 24,8 milioni di chilometri quadrati, diffondendosi su gran parte del continente Antartico.
2020
Il 28 dicembre si chiude quello che è stato il buco dell’ozono più ampio di sempre. La WMO (Organizzazione Mondiale della Meteorologia) non esclude del tutto che una delle cause della chiusura possa essere legata alle ridotte emissioni dovute ai prolungati periodi di lockdown a livello mondiale ed è per questo che invoca l’importanza del protocollo di Montréal.
2050
Anno in cui la situazione tornerà ai livelli antecedenti il 1980.