In un periodo di cambiamenti climatici, digitalizzazioni e rivoluzioni della nostra società, il settore dell’energia rinnovabile non poteva rima- nere fermo o indifferente.
Partendo dalle basi, dalle fondamenta se vogliamo ossia l’individuo, è immerso nella società e creato dalla stessa come “consumatore”: consuma prodotti, tempo, servizi e, infine, energia.
L’individuo, infatti, finora si è affidato a grandi aziende che avevano come obiettivo quello di distribuire a tutta la rete di clienti “consumato- ri” la propria fornitura, che sia di luce, gas e via dicendo (per intenderci quelle che noi intendiamo come utenze).
Ma appunto come da inizio articolo la società vive il cambiamento ogni giorno e ogni tema, settore e ambiente quotidiano non ne resta escluso ma viene in qualche maniera risucchiato, perché la natura affascinante del genere umano è quella di non fermarsi, sia nel bene che purtroppo anche nel male. Ma rimaniamo concentrati su quello che è il lato posi- tivo.
Con l’avvento dell’innovazione tecnologica e per contrastare quella che è la minaccia più concreta e pericolosa che si sia affrontata sinora, ossa l’inquinamento da CO2 (anidride carbonica), l’individuo e la società in cui esso è immersa hanno creato i pannelli fotovoltaici, i solari termici, i sistemi di accumulo e potrei andare avanti per molto ancora. Tutti si- stemi che lavorano in maniera armoniosa per ridurre l’impatto negativo che ha, ancora una volta, l’uomo.
E le società? Che altro cambiamento potrebbe subire per l’obiettivo fina- le? Quali stimoli arrivano dall’individuo?
Grazie agli impianti sopra citati infatti, senza andare troppo nel tecni- co, l’individuo non solo ha la possibilità di ridurre l’impatto sulla Terra, risparmiando energia e emissioni CO2, ma anche la possibilità di ac- cumularne l’energia e poterla utilizzare in seguito: l’introduzione dei sistemi di accumulo da collegare ai propri impianti fotovoltaici permette di consumare l’energia al bisogno, minimizzandone l’incostanza nella produzione a seconda delle fasce orarie o delle zone geografiche. Una rivoluzione, un’altra.
Qui cambiano le carte in tavola, l’individuo che abbiamo menzionato ad inizio articolo non è più un soggetto passivo della società del consumo ma diventa anche soggetto attivo, in grado sicuramente di consumare ancora energia ma anche diventare “produttore”, in una parola: prosu- mer.
Arriviamo dunque al tema centrale dell’articolo, ossia le comunità ener- getiche. È servito un grande preambolo per introdurre l’argomento più importante, proprio per giustificarne la nascita e capirne ancora meglio la grande innovazione che stiamo vivendo. Ma andiamo con ordine.
Che cosa sono le Comunità Energetiche?
Una Comunità Energetica (o Energy Community) è un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Diventano quindi la rappresentazione di un modello inno- vativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia pro- veniente da fonti rinnovabili. Questo modello fonda i suoi valori sulla lotta allo spreco energetico e sulla condivisione di un bene fon- damentale a un prezzo concorrenziale, grazie all’innovazione che sta rivoluzionando il mercato dell’energia.
Tutto questo si ricollega inevitabilmente ad un altro fattore già citato: la digitalizzazione.
Il mondo digitale, come quello del web, permette una connessione a nodi, peer to peer. Si passa dal classico gestore delle utenze che di- stribuisce a tanti individui il proprio servizio con la trasmissione one-to- many a una rete digitale decentralizzata, con collegamenti one-to- one e many-to-many.
Questa rete è intelligente nella misura in cui incorpora, oltre ai neces- sari sensori di misura, i complessi algoritmi dell’intelligenza artificiale permettendo la partecipazione attiva anche del singolo cittadino.
Ma giustamente viene da domandarsi come un individuo possa pratica- mente sostituire un gigante tradizionale che distribuisce a tante perso- ne una grossa quantità di energia?
Attraverso la Smart Grid, grazie alla quale ognuno può diventare parte di una comunità energetica: chi possiede un impianto fotovoltaico con- nesso in rete (ed è quindi un prosumer) può condividere con altri con- sumatori (consumer) la sua energia in eccesso. Chiunque può far parte di una di queste comunità che condividono energia pulita, abbattendo così gli sprechi energetici, le bollette e la propria impronta di carbonio.
Questo ovviamente non si applica solo nel nostro territorio ma anche in altri Paesi, anzi in realtà l’Italia è solo uno degli ultimi ad accedere a questo modello innovativo di condivisione energetica. Quello che più ci interessa però è: in Italia come si può entrare a fare parte di una comu- nità energetica?
Il Decreto-legge Milleproroghe
In Italia, lo scorso marzo 2020, è entrato in vigore il Decreto Legge Mil- leproroghe che prevede e stabilisce le condizioni sine qua non un indi- viduo non può entrare a fare parte di una comunità energetica e si ispira volutamente alla Direttiva U.E. RED II (che ha come Vision l’energia pro- veniente da FER come indispensabile per un mercato dell’energia equo e sostenibile, basato su economia circolare, che promuova l’in- novazione tecnologica e porti al contempo benefici ambientali, sociali, sanitari ed economici). Prima di elencarvi le condizioni spiegate dal Decreto Milleproroghe, è altresì giusto sottolineare come quest’ultimo è anche soggetto ad un’evoluzione: dal primo di luglio ci saranno delle semplificazioni, infatti, sulle quali vi terremo aggiornati!
Scopriamo quindi cosa serve per entrare a far parte di una comunità energetica:
1. Obiettivo
Innanzitutto, l’obiettivo primario deve essere quello di fornire be- nefìci ambientali, economici o sociali alla comunità stessa e all’area locale in cui questa opera. Questa comunità non deve quindi tendere a profitti economici: l’autoconsumo collettivo di energia non deve essere la principale fonte di reddito di chi cede l’energia (i cosiddetti prosumer, appunto).
2. Accesso
La partecipazione a tali comunità deve essere aperta a tutti, anche a chi non è in possesso di un impianto (i cosiddetti consumer), purché i punti di immissione e prelievo siano ubicati su reti elettriche sottese alla stessa cabina di trasformazione media/bassa tensione.
3. Impianti
I prosumer che condividono l’energia da FER (Fonti Energetiche Rinno- vabili), devono produrla con impianti di potenza complessiva infe- riore a 200kW, attivati successivamente all’entrata in vigore del D.L. Milleproroghe e quindi connessi alla rete successivamente al 1° marzo 2020. La condivisione deve avvenire attraverso la rete distributiva esistente con lo scopo dell’autoconsumo istantaneo anche con l’ausilio di sistemi di accumulo.
4. Contratto
I rapporti di condivisione devono essere regolati attraverso un con- tratto di diritto privato. I consumer possono decidere in qualsiasi momento di lasciare la comunità energetica, onorando i contratti con- cordati precedentemente con i prosumer.
L’impatto ambientale delle Comunità Energetiche
Spiegate quindi le regole del gioco, bisogna per forza capirne l’impor- tanza, ossia: cosa succederà quando le Energy Communities si diffonderanno capillarmente anche in Italia?
A rispondere a questa domanda nella maniera più oggettiva e precisa ci ha pensato lo studio dell’European House Abrosetti (assieme al Politecnico di Milano) con una previsione che si stima essere delle più rosee. Infatti, con una penetrazione del 5% delle 500mila Comunità Energetiche potenziali prevede una riduzione delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate. Per i membri delle Energy Community il beneficio economico complessivo potrebbe essere di due mi- liardi di euro all’anno, considerando i ricavi dell’energia immessa, il risparmio sull’acquisto al netto dell’investimento tecnologico iniziale.
Un risultato che ha dell’incredibile ma che in fin dei conti non lascia troppo sorpresi. La forza dell’uomo nel creare valore con la comunità non è assolutamente un segreto, infatti, e i risultati sono stati sempre fonte di ispirazione per un mondo migliore, sia in termini di economia che di etica. Le Comunità Energetiche sono l’ennesimo esempio di un grande passo avanti, segno del fatto che la Terra può avere ancora speranza, segno del fatto che l’umanità è l’unica in grado di cambiare il suo destino.