La vita quotidiana di ognuno di noi è composta di compiti, routine, lavoro, ormai tutto questo ci permea fin da piccoli.
Una vita quindi fatta di successi, come il bel voto a scuola o la promozione in una posizione ancora più desiderata per la propria carriera. In tanti vedono stimolante questo tipo di strada, che ci coinvolge a pieno con il resto del gruppo, ci stimola a dare il meglio per noi o gli altri. In altri casi però può essere alienante e sfocia nella frustrazione, scoraggiandoci e cadendo spesso poi nella depressione.
Quest’ultimo ha una definizione precisa, ossia “burnout” e oggi vedremo nel dettaglio di cosa si tratta, assieme alle cause, studi, rimedi.
Cos’è: definizione e cause
Il burnout (letteralmente “esaurimento”) è quindi la sindrome che ha come caratteristica quella condizione della mente dove si supera un limite di sopportazione al lavoro, ma anche nello sport o comunque alla vita, in cui la persona non riesce più a gestire i ritmi di un compito, fino al vero e proprio esaurimento appunto.
Le cause possono variare in base al soggetto ma sicuramente possiamo trovare:
- Stress: dovuto a carichi eccessivi del lavoro oppure un ambiente ostile
- Insoddisfazione: lavoro non retribuito adeguatamente ad esempio, compiti non inerenti alle proprie mansioni.
- Frustrazione: mancato successo per determinati compiti oppure sentirsi non all’altezza di quegli stessi compiti.
- Alienazione: un lavoro monotono, ripetitivo, che non porta miglioramenti di competenze o ad una crescita professionale.
Come possiamo vedere spesso è il lavoro il luogo principale dove porta la sindrome del Burnout ma vedremo meglio dagli studi quali sono i posti principali della nostra vita a far sfociare questa condizione mentale.
Ambiti a rischio
Sicuramente lo stress gioca un ruolo importante e spesso vuole che si presenti in ambiti di grande importanza come quello ospedaliero, dove ogni minuto conta, assieme alla grande meticolosità del mestiere medico o infermieristico.
Come detto ad inizio articolo però, la tensione o l’insoddisfazione purtroppo sono aspetti che possiamo trovare anche in ambiti lavorativi o quotidiani, che ci portano nei casi più gravi alla depressione, una conseguenza da non sottovalutare e da affrontare con il proprio psicologo.
Studi in merito
Ci sono dati a supporto di tutto questo chiaramente e che giustificano anche l’importanza di non sottovalutare questo ostacolo.
Pensate che secondo uno studio condotto da Deloitte, oltre il 77% degli intervistati ha almeno uno volta nella vita avuto un burnout sul luogo di lavoro; oppure il 27% non riesce a “staccare la spina”, rendendo di fatto il lavoro l’unica ragione di vita.
Inevitabile poi come questa condizione influisca negativamente sugli altri aspetti della vita: il 91% degli intervistati, infatti, afferma che lo stress si ripercuote direttamente sul lavoro e l’83% afferma che la condizione di esaurimento si ripercuote su relazioni sociali, affettive e famigliari.
A livello anagrafico è interessante vedere che le fasce più colpite e consapevoli siano quelle più giovani: Millennials (45%) e GenZ (46%) dove si dichiarano esauriti dall’ambiente lavorativo.
Ma quello che più preoccupa è l’indifferenza: il 56% dei lavoratori dichiara che il reparto HR non incoraggia mai un dialogo costruttivo in merito, mentre il 70% afferma di non vedere nessuna misura per prevenire il burnout.
Il risultato finale e devastante è questo: secondo i dati AXA Mind Health Report 2023 l’Italia è ULTIMA in Europa per benessere mentale.
Come agire davanti a tutto questo?
Sicuramente la prevenzione e il dialogo aprono al meglio le strade per evitare che si presentino situazioni drammatiche legate al lavoro o alla nostra vita quotidiana, parlandone con esperti e persone a noi care.
Il datore è inutile anche sottolinearlo deve dare al lavoratore le migliori condizioni per far lavorare al meglio il proprio dipendente, fornendo la possibilità di crescere ma anche fermarsi, perché ricordiamo anche che le pause ogni ora di lavoro ci aiutano a rilassare le nostre forze mentali, diluendo lo stress accumulato.