Dagli anni ’60 in Italia si parla di un’opera eccezionale in grado di collegare la Calabria e la Sicilia con uno dei collegamenti piu’ grandi di sempre: il ponte sullo Stretto di Messina.
Recentemente è stato rievocato il progetto, già vittima in passato di proposte, rimandi e controversie, destinandolo al dimenticatoio delle tante opere proposte durante la Repubblica italiana.
Noi non affronteremo di certo le questioni politiche, non vogliamo addentrarci in modo critico ma piuttosto vogliamo capire se un’opera di questa grandezza oltre a portare lavoro o rendere il nostro paese famoso per una nuova opera ingegneristica, possa invece portare o meno benefici ecologici, sostenibili.
Un’opera sostenibile?
Doveroso partire da una premessa: attualmente una considerazione precisa non è fattibile, per il semplice fatto che c’è solo un progetto che verrà successivamente valutato dalla VIA (Valutazione Impatto Ambientale) che ha come scopo quello di analizzare preventivamente gli impatti sulla natura dell’opera che verrà costruita.
Nel 2021, Legambiente, Wwf e Kyoto Club hanno espresso contrarietà al progetto del ponte, definendolo – tra le altre cose – dannoso per l’ambiente. Il parere faceva parte del commento alla relazione del gruppo di lavoro istituito nel 2020 dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile allo scopo, appunto, di analizzare la fattibilità dell’opera e le possibili alternative. Oltre a definire tale relazione carente e «irricevibile», le tre associazioni si erano schierate a favore del miglioramento e del potenziamento dei servizi di traghettamento esistenti e, in generale, del sistema infrastrutturale e logistico della zona.
In seguito alla recente approvazione del decreto Ponte, il Wwf si è espresso nuovamente sulla questione ribadendo che si tratta di «un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali». L’associazione FareAmbiente, invece, è di parere diverso: il suo presidente Vincenzo Pepe ha dichiarato in un’intervista che il ponte «ridurrebbe drasticamente le emissioni di CO2».
L’impatto sulla biodiversità
Molte preoccupazioni ambientaliste legate alla realizzazione del ponte sullo Stretto sono dovute alla delicatezza dell’area dal punto di vista naturalistico. Qui ci sono, infatti, due Zone di Protezione Speciale e undici Zone Speciali di Conservazione, ossia aree caratterizzate da ecosistemi fragili, con un’elevata concentrazione di biodiversità o importanti per il transito di mammiferi marini e avifauna.
Nel 2005, tra l’altro, l’Unione europea aveva annunciato l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché lo studio sull’impatto ambientale del ponte non era stato effettuato correttamente, mancando in particolare misure idonee per la salvaguardia degli uccelli.
E la CO2?
Anche in questo caso non e’ possibile dare una risposta immediata, per il progetto ancora in fase di definizione e in secondo luogo perché i dati a disposizione sono limitati ed eterogenei. In ogni caso c’è comunque il tema della decarbonizzazione dei trasporti e quindi vale la pena porsi delle domande in merito alle emissioni.
Secondo uno studio, i traghetti rappresentano circa il tre per cento di tutte le imbarcazioni che toccano i porti dell’Area Economica Europea, ma nel 2018 sono stati responsabili del dieci per cento delle emissioni di CO2 di tutte le navi prese in esame. I fattori che determinano queste emissioni sono variabili: giocano un ruolo determinante le dimensioni e l’età dell’imbarcazione, il sistema di propulsione e altre caratteristiche come numero di veicoli, cabine e servizi per i passeggeri.
Tra le soluzioni più accreditate per la realizzazione dell’opera, infatti, c’è il ponte sospeso a campata unica di tre chilometri, che però andrebbe posizionato nel punto meno esteso dello stretto, abbastanza lontano sia da Reggio Calabria che da Messina: i tempi di percorrenza a quel punto non sarebbero competitivi con la più breve traversata in traghetto (circa trenta minuti). Inoltre, il ponte così realizzato non sarebbe presumibilmente utilizzabile nelle giornate di forte vento, perché molto flessibile. Il trasporto navale, dunque, in qualche misura dovrebbe rimanere.
Considerazioni finali
Dunque le domande a cui dare una risposta certa sono tante, le potenzialità sicuramente darebbero un nuovo slancio urbano al Sud grazie ad una delle opere piu imponenti e affascinanti. Resta quindi da vedere come procederanno le istituzioni per valutare al meglio la corretta scelta, confermando il ponte o rimandandolo, nuovamente.