Il decreto Rilancio del 2020 con il Superbonus 110 ha dato un forte sprint all’economia della riqualificazione energetica in Italia, fondamentale per diversi motivi.
Come ben sapete infatti nel 2020 il coronavirus ha messo in ginocchio tantissime strutture aziendali, ospedaliere e famiglie intere, necessitando quindi di una contromossa decisa e importante per sostenere il colpo. Inoltre, tra le altre cose, a livello urbanistico il territorio italiano era compromesso da una grande quantità di strutture abitative oramai decadenti o che comunque non venivano assolutamente incontro alle esigenze energetiche di allora (in realtà rimangono necessità anche oggi, anzi forse maggiormente vista la situazione in Est Europa).
In pratica diventa territorio ideale per lanciare il decreto che dovrebbe dare una nuova verve per garantire lavoro, interesse e soprattutto guardare al futuro concretamente assieme ad aziende, imprese edili, lavoratori del settore in piena attività per rinnovare le case esistenti e sfruttare al meglio le tecnologie delle rinnovabili.
Tutto molto accattivante sulla carta, ma purtroppo non sempre e oro ciò che luccica.
Nascono infatti tanti problemi legati in primis alle condizioni in cui riversano buona parte delle abitazioni. Se contiamo infatti gli abusi edilizi in Italia siamo al 13% ma per poter abbassare questa percentuale devono essere fatte delle demolizioni su cui poi costruire nuovamente, comportando dei costi in più. Quanto? Secondo lo studio riportato da SkyTg24 ogni demolizione comporta una somma da versare pari a 109 mila euro. Per quanto concerne invece la demolizione degli abusi, la stima minima degli edifici da abbattere è intorno ai 40mila, per un costo unitario di 100mila euro. La spesa totale minima è dunque intorno ai 4 miliardi di euro. Un numero enorme di abitazioni dei cittadini, che sicuramente avranno voluto approfittare giustamente del Superbonus 110% e dei suoi vantaggi ma che lungo la strada della riqualificazione energetica avranno trovato non pochi intoppi. Senza contare il fattore burocratico italiano, non proprio famoso per essere il più celere e oliato dell’Unione Europea.
Tutte facce del dado che purtroppo rendono una bella iniziativa in realtà una fatica in più per il cliente e chiaramente favoriscono la delusione una volta intrapresa la pratica per il SB110%.
Ma le aziende? Sicuramente anche loro non hanno incontrato poche difficoltà, sia per il cliente poco soddisfatto e convinto di poter riqualificare completamente casa sua con qualche migliaio di euro sia per le costanti e frequenti modifiche al decreto, che hanno ritardato spesso i lavori o dovuto cambiare le precedenze dei clienti (ad esempio uno delle modifiche imponeva delle nuove scadenze entro cui chi aveva la villa da riqualificare avrebbe dovuto concludere almeno il 30% dei lavori entro giugno 2021, mettendo quindi improvvisamente urgenza alle aziende).
Ma andiamo con ordine, chi sono le aziende protagoniste degli ultimi anni, soprattutto da quando esiste il Superbonus? Sono i General Contractor, ovvero compagnie in grado di fornire al cliente in un unico posto tutte le figure professionali in grado di portare avanti il cantiere, dal consulente all’ingegnere. Inoltre, l’azienda, nel caso del SB, potrà far firmare il contratto al cliente con la possibilità dello sconto in fattura in relazione ai costi che il General Contractor fatturerà per la realizzazione di interventi specifici oggetto di agevolazione.
Sostanzialmente ci si rivolge al General Contractor per avere una soluzione cosiddetta “chiavi in mano”.
Ma appunto come accennato poco fa, i problemi anche in questo caso non sono assolutamente inferiori, perché a causa delle numerose variazioni al decreto (21 correttivi in 30 mesi) ci sono stati rallentamenti importanti, senza contare che insieme a questo vi è anche una scarsità di materia prima, ritardando anche l’arrivo di infissi o cappotti per l’isolamento termico per esempio.
Nonostante tutto questo (tanta insoddisfazione, aziende nuovamente in ginocchio perché giustamente si sono fatte affidamento ad un sistema dello Stato), ci sono comunque realtà che tuttora stanno contribuendo a portare avanti i lavori presi in carico, usando anche le proprie casse per velocizzare quanto più possibile il percorso di ciascun cantiere.
Stiamo parlando di Energy Italy, General Contractor e azienda leader del settore della riqualificazione energetica, che ha inoltre espresso un parere in merito tramite il suo rappresentante d’eccellenza, il Presidente della Energy Holding Benedetto Roberto Ingoglia, in una recente intervista in merito ai problemi legati al Superbonus:
“È fondamentale che la politica metta da parte gli interessi di partito e trovi le soluzioni per far ripartire le cessioni del credito. Perché il Superbonus è un circuito che oltre a dare lavoro a tante persone, oltre a garantire un risparmio energetico alle famiglie, genera un ritorno per lo Stato pari al 47% della spesa in nuove tasse e Iva.”
Le difficoltà non sono certo mancate all’interno della azienda di Ingoglia ma hanno potuto affrontarle di petto grazie alla forza del loro gruppo e alla rete di imprese dislocata su tutto il territorio nazionale e che nonostante i numerosi cambiamenti normativi e alla carenza di materie prime è riuscita a portare a termine 129 cantieri e che ne ha in fase di realizzazione oltre 500, accontentando così più di 700 famiglie.
Concludendo quindi l’articolo in merito al Superbonus e chiudendo il cerchio con quanto detto all’inizio, quella del decreto Rilancio è sicuramente una splendida iniziativa che si scontra purtroppo con la realtà e tutte le sue sfaccettature. I clienti devono resistere così come per le aziende che purtroppo sono le prime che vengono additate come colpevoli di tutto ciò ma continuano a rispondere con i fatti a tutti.